La Bibbia insegna con molti dettagli che i giganti appartengono a dei popoli pagani che praticavano il cannibalismo. In Amos 2:9, si fa riferimento alla forza dei giganti: «Eppure io ho sterminato davanti a loro l’Amorreo, la cui statura era come quella dei cedri, e la forza come quella della quercia…».
Il passaggio relativo alle dodici spie inviate da Mosè per esplorare il paese di Canaan è particolarmente esplicito. Di ritorno, essi spiegano ciò che hanno visto: «Noi non saremo capaci di andare contro questo popolo, perché è più forte di noi». Screditarono presso gli Israeliti il paese che avevano esplorato, dicendo: «Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo notata è gente di alta statura; vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak, della razza dei giganti, di fronte ai quali ci sembrava di essere come locuste e così dovevamo sembrare a loro». (Numeri 13:31-33).
Gli Anachiti abitano a Hébron, come pure i figli di Anak, Ahiman, Sesaï e Tholmai. è il caso di sottolineare che Hébron non è il nome originale di questa città… Il Libro dei Giudici 1:10 scrive: «Giuda marciò contro i Cananei che abitavano a Ebron, che prima si chiamava Kiriat-Arba, e sconfisse Sesai, Achiman e Talmai». Giacchè Arba è il nome del padre dei giganti: gli Enachim. Su ordine di Dio, gli Anachiti sono sfidati e sterminati dal popolo di Israele: «In quel tempo, Giosuè si mosse per eliminare gli Anachiti dalle montagnea, da Hébron, da Dabir e da Anab, di tutte le montagne di Giuda e da tutte le montagne di Israele; Giosuè li votò allo sterminio con le loro città. Non rimase un Anachita nel paese dei figli di Israele; solo ne rimasero a Gaza, a Gat e ad Asdod» (Giosuè 11:21-22). Come i Refaïm, gli Emim sono una temibile razza di giganti che troviamo anche in Genesi 14:5 e Deuteronomio 2:10. Le traduzioni moderne della Bibbia non forniscono alcun dettaglio sulla loro taglia. Bisogna riportarsi ai Settanta, la versione greca dell’Antico Testamento utilizzata anche da S. Agostino. In essa si traduce la parola Emim con Gigas (Giganti) e Titanes (Titani).
La Bibbia attribuisce parecchi discendenti ai Réphaïm. Uno di loro si chiama Jesbi-Benob. Ha una lancia molto pesante: «I Filistei mossero di nuovo guerra ad Israele e Davide scese con i suoi sudditi a combattere contro i Filistei. Davide era stanco e Isbi-Benòb, uno dei figli di Rafa, che aveva una lancia del peso di trecento sicli di rame ed era cinto di una spada nuova, manifestò il proposito di uccidere Davide…» (II° Samuele 21:15-16). Il primo Libro delle Cronache 20:5, descrive un’altra lancia molto grande: «Ci fu un´altra guerra con i Filistei, nella quale Elcanan figlio di Iair uccise Lacmi, fratello di Golia, di Gat, l´asta della cui lancia era come un subbio di tessitore» e «Dall´accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle. L’asta della sua lancia era come un subbio di tessitori e la lama dell’asta pesava seicento sicli di ferro; davanti a lui avanzava il suo scudiero» (I° Samuele 17:4-7). Nelle misure attuali, il gigante Golia misurava 3,12 metri, la sua corazza pesava tra 55 e 80 kg. e le punte della sua lancia tra 6,6 e 9,6 chili.
La Bibbia parla anche di un altro gigante, Saf. è un discendente di Rafa: «Dopo, ci fu un’altra battaglia contro i Filistei, a Gob; allora Sibbecài il Cusatita uccise Saf, uno dei figli di Rafa» (II° Samuele 21:18). Supponiamo da ciò che gli Anachiti ed i Refaim discendono verosimilmente dalla stessa razza di giganti i cui superstiti avrebbero potuto mescolarsi con l’ultima razza di giganti conosciuti nella Bibbia, i Filistei.
L’Antico Testamento descrive un gigante che ha sei dita per mano e per piede: «Ci fu un´altra battaglia a Gat, dove si trovò un uomo di grande statura, che aveva sei dita per mano e per piede, in tutto ventiquattro dita: anch´egli era nato a Rafa» (II° Samuele 21:20). Lo stesso passaggio è ripreso in I° Cronache 20:6. Il Re Og, uno dei re Amorrei: «Perché Og, re di Basan, era rimasto l’unico superstite dei Refaim. Ecco, il suo letto, un letto di ferro… è lungo nove cubiti secondo il cubito di un uomo» (Deuteronomio 3:11). Egli farà parte dei re vinti il cui territorio sarà occupato dai figli d’Israele (Giosuè 12:4).
In Numeri 21:33 si menziona ancora il gigante Og. Battuto da Mosé e dal popolo d´Israele nella battaglia di Edraï, regnò su Ashtaroth che comprende la regione di Argob e sessanta città fortificate protette da alte mura. «Mosè aveva dato una parte a metà della tribù dei figli di Manàsse, secondo le loro famiglie ed essi ebbero il territorio da Macanaim, tutto il Basan, tutto il regno di Og, re di Basan, e tutti gli attendamenti di Iair, che sono in Basan: sessanta città. La metà di Gàlaad, Astarot e Edrei, città del regno di Og in Basan furono dati ai figli di Machir, figlio di Manàsse, anzi alla metà dei figli di Machir, secondo le loro famiglie» (Libro di Giosuè 13:29–31). Og, al presente, resta il solo della razza dei Refaim dopo il Diluvio (Deuteronomio 3:11).
D’altra parte, la Chiesa Cattolica prende questo passaggio di Genesi 6:1-4 per spiegare l´apparizione dei giganti: «Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: “Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni”. C’erano sulla terra i giganti a quei tempi -e anche dopo quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi». Non dice in modo esplicito chi sono i figli di Dio e le figlie degli uomini. La lettura dei Padri della Chiesa è essenziale. Essa ci rivela il senso spirituale di questo passaggio.
Sant’Ambrogio scrive che «Dio non disdegna di chiamare suoi figli gli uomini fedeli. Parimenti, come gli uomini di vita retta sono chiamati figlio di Dio, quelli le cui opere sono carnali sono detti dall’autorità delle Scritture figli della carne». (Giovanni 1:13).
San Tommaso insegna: «Ci si chiede cosa si intende per figlio di Dio? Bisogna dire che, come tutta la discendenza dei Saraceni o degli scismatici è separata dalla discendenza dei buoni Cristiani, così tutta la discendenza di Caino era allora separata dalla discendenza di Seth. I membri di quest’ultimo sono chiamati qui figli di Dio, quelli dell’altro figlio degli uomini» e «si crede con probabilità che Adamo e Seth, come pure gli altri Santi Patriarchi, vietarono ai loro discendenti di unirsi coniugalmente con i figli o le figlie del popolo di Caino, come è ora vietato dalla Chiesa sposarsi coi Saraceni. Appare principalmente da ciò la pena del suo crimine, giacché non fu giudicato degno che nessuno dei suoi discendenti si collegasse alla generazione del Salvatore, né che la sua discendenza andasse oltre il Diluvio.»
Di conseguenza, i «figli degli uomini» designano la discendenza di Caino (primo figlio di Adamo ed Eva), ed i «figli di Dio» quella di Seth. Seth nasce dopo l’omicidio di Abele ad opera di Caino: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello» (Genesi 4:10-11). Possiamo comprendere dunque, anche se la Bibbia non lo scrive, perché la stirpe di Caino non poté mescolarsi con quella di Seth. Quando ciò avvenne, i giganti vennero sulla terra giusto prima del Diluvio: «Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; nell’anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti» (Genesi 7:10-12). Non c’è nessun rimedio alla ribellione contro Dio; il giudizio predetto da Enoch doveva compiersi.
Possiamo porci la domanda sulla natura degli angeli decaduti a potere procreare e di conseguenza a poter generare una razza di giganti empi. Secondo il Nuovo Testamento, gli angeli sono asessuati: «Alla risurrezione, infatti, non si prenderà né moglie né marito, ma si sarà come angeli nel cielo» (Matteo 22:30). Ma il passaggio «I figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero» (Genesi 6:2) lascia intendere che si tratta di unioni durature, dunque di matrimoni tra la discendenza di Caino e quella di Seth, l’una empia, l’altra devota, e fin qui totalmente separate. L’espressione «figli di Dio» si riferisce a tutti i credenti e l’espressione «figli degli uomini» a tutti gli empi, senza allusione alla loro origine naturale. Qualunque sia l’interpretazione, è certo che Satana si sforza di corrompere la razza e di impedire la venuta del Messia per riscattare l’uomo. Ma Dio risparmia un resto fedele: «Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore» (Genesi 6:8) e si riserva una stirpe di uomini credenti. Ciò contraddice anche l’interpretazione Talmudica che dice che Og, re di Basan, abbia potuto sopravvivere al Diluvio.
Inoltre, la storia di Noè ricorda con forza e coincidenze quella di Mosè che, nell’arca di giunchi fu, anch’egli, salvato delle acque. Dopo essere cresciuto nella casa del re d’Egitto, all´età di quarant´anni, prende coscienza della sua identità. è allora inviato nella terra di Madian per prepararsi, nei quarant´anni seguenti, per i quaranta di vagabondaggio nel deserto durante i quali porterà fuori dall’Egitto e dal Peccato il popolo scelto di Dio. Il numero quaranta suona come un ritornello con i quaranta giorni del Diluvio, i quaranta giorni di digiuno assoluto di Cristo nel deserto. Ritroviamo quaranta giorni di digiuno assoluto anche per i profeti Mosé ed Elia.
I giganti, citati in altri libri della Bibbia, non sono dei discendenti di quelli di Genesi 6:8. Sono dei membri di popoli diversi che hanno abitato un tempo la Palestina, come i Refaïm. Uno dei popoli pre-israelitici che abitavano la Palestina, tra quelli che Kedorlaomer vinse: «Nell´anno quattordicesimo arrivarono Chedorlaomer e i re che erano con lui e sconfissero i Refaim ad Astarot-Karnaim…» (Genesi 14:5). Erano genti di grande statura: «Anche questo paese era reputato paese di Refaim: prima vi abitavano i Refaim e gli Ammoniti li chiamavano Zanzummim: popolo grande, numeroso, alto di statura come gli Anakiti…» (Deuteronomio 2:20 – 21). Nel Salmo 88:11, il nome è reso con «defunto» e si applica forse agli antichi abitanti del paese, morti da molto tempo. Sono designati nella Bibbia anche come gli Emim: «Prima vi abitavano gli Emim: popolo grande, numeroso, alto di statura come gli Anakiti» (Deuteronomio 2:10) e gli Zamzummin.
Denis Saurat pensa che l’esistenza di giganti può trovare la sua ragione all’inizio dei tempi con la forza di gravità che doveva essere sensibilmente ridotta, avendo di fatto delle ripercussioni sulla struttura cellulare degli esseri viventi. Il gigantismo è un fatto scientificamente constatato nei differenti periodi biologici. Basta solo ricordare il gigantismo vegetale dell’era primaria della scala degli scienziati evoluzionisti, o più tardi, al Secondario, della taglia incredibile dei dinosauri che popolarono la Terra. Quanto alla fine del Terziario, essa ha visto la nascita di mammiferi giganteschi come i mammuth. In questa logica, non è dunque illogico considerare l’apparizione di uomini di taglia molto grande nella storia dell’umanità.
La scomparsa dei giganti può essere spiegata con lo sconvolgimento profondo delle condizioni climatiche e terrestri.
Vincent Piobb spiega in un libro che le famiglie regnanti d’Europa discendevano dai giganti. Comunque sia, molti racconti riferiscono della grandezza dei re Carolingi, il cui il nome in tedesco Karl der Gross, significa Carlo il Grande.
Né Le monde de l´inconnu (n° 278 del novembre 1999), Jean-Philippe Camus dà un’altra spiegazione inedita e seria della scomparsa dei giganti. Scrive che nel capitolo 3 di Baruc, la Bibbia ci dà uno stupefacente quadro di una civiltà primitiva: l’umanità avrebbe iniziato da una razza gigantesca estremamente evoluta intellettualmente, artisticamente e psichicamente (questi giganti originari avrebbero così avuto dei poteri sugli uccelli e gli animali). Dio, per la loro cattiva condotta, ne causò lo sterminio e li sostituì con gli uomini attuali. Baruc descrive così una civiltà mondiale molto antica ma non dà alcuna indicazione sul paese dei suoi primi giganti civilizzati:
«Dove sono i capi delle nazioni, quelli che dominavano le belve che sono sulla terra? Coloro che si divertivano con gli uccelli del cielo, quelli che ammassavano argento e oro, in cui confidano gli uomini, e non ponevano fine ai loro possessi? Coloro che lavoravano l’argento e lo cesellavano senza rivelare il segreto dei loro lavori? Sono scomparsi, sono scesi negli inferi e altri hanno preso il loro posto. Nuove generazioni hanno visto la luce e sono venute ad abitare il paese, ma non hanno conosciuto la via della sapienza, non hanno appreso i suoi sentieri… Israele, quanto è grande la casa di Dio, quanto è vasto il luogo del suo dominio! è grande e non ha fine, è alto e non ha misura! Là nacquero i famosi giganti dei tempi antichi, alti di statura, esperti nella guerra; ma Dio non scelse costoro e non diede loro la via della sapienza: perirono perché non ebbero saggezza, perirono per la loro insipienza.»
I giganti della Bibbia e delle tradizioni sono forse dei discendenti di questa razza gigantesca primitiva, eliminata, secondo la tradizione, dalla collera di Dio a causa dei loro costumi infamanti? Su questo argomento, Cieza de Leon riporta la storia di un’invasione di giganti, raccolta tra gli indigeni di Sant´Elena, nell’attuale Ecuador: «dal mare arrivarono su delle barche di balsa e di paglia grandi come vascelli, degli uomini così immensi che un uomo ordinario di buona statura raggiungeva l´altezza delle loro ginocchia. Siccome non avevano donne con loro e non volevano quelle degli indigeni a causa della loro taglia, praticavano la sodomia tra loro, senza vergogna né timor di Dio… Gli indiani affermano che Dio inflisse loro una punizione adeguata all’enormità del loro crimine. Mentre erano insieme, dandosi alle loro pratiche omosessuali, un terribile fuoco scese dal cielo con grande rumore, ed apparve un angelo splendente, con una spada aguzza e brillante nella mano. D´un tratto, li uccise tutti e il fuoco li consumò.» Ritroviamo, ancora una volta, la soppressione della razza dei giganti per un intervento divino conseguente a una condotta giudicata riprovevole. Possiamo far notare che Platone spiega anche la catastrofe di Atlantide per delle cause morali.
Cam, uno dei tre figli di Noè, si allontana, come Caino prima del Diluvio, dalla via di Dio. è maledetto da Noé: «Quando Noè si fu risvegliato dall’ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; allora disse: “Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!”» (Genesi 9:24-26). Cham è, da uno dei suoi quattro figli Cus, all’origine della stirpe che costruì la Torre di Babele, sotto il regno di Nemrod: «Chus generò Nemrod» (Genesi 10:8), «L´inizio del suo regno fu Babele, Uruch, Accad e Calne, nel paese di Sennaar» (Genesi 10:10). S. Agostino sviluppa in modo esplicito il senso della Bibbia concernente la costruzione della Torre di Babele dalla discendenza di Cam: «Questa città che fu chiamata confusione, è Babilonia stessa, di cui la storia delle nazioni celebra anche la meravigliosa costruzione. Giacché Babilonia significa confusione. Se ne conclude che il gigante Nébroth ne fu il fondatore…». Nemrod creò tra l’altro la grande città di Ninive: «Da questo paese egli (Nemrod) andò in Assur, e costruì Ninive, Rechoboth-Ir, Chalé, e Résen, tra Ninive e Chalé» (Genesi 10:11-12).
Ora, le costruzioni megalitiche posteriori al Diluvio e alla Torre di Babele datano a circa 2000 o 2200 anni a.C. Secondo la lettura di Genesi 6:4, sappiamo che Cam nacque 100 anni prima del Diluvio. Inoltre, possiamo naturalmente supporre che abbia potuto ereditare delle conoscenze in architettura dai discendenti di Caino, dei giganti. Riguardo alle vestigia, le ossa dei giganti che sono anteriori al Diluvio furono ritrovate nei più profondi strati geologici. Le scoperte fatte in Texas, nel Paluxy River vicino a Glen Rose, o quelle del geologo, Dr. C.L. Burdick nel 1935, su questi stessi strati calcarei del Cretaceo antico, cioè le impronte di piedi giganti accanto a quelle di zampe di dinosauri, smentiscono formalmente che la scomparsa di questi ultimi sia avvenuta milioni di anni fa.
Un altro figlio di Cam, Misraïm (Rè), divenne il fondatore dell’Egitto antico. I suoi figli diedero i primi faraoni all’Egitto. Furono adorati come dèi o semi-dèi. Uno si chiamava Nephtuim, più conosciuto nell’antichità greca sotto il nome di Nettuno, il dio del mare. Sotto il titolo, I fondatori dell´Egitto, Cham, Misraïm e i suoi sei figli Yves Nourrissat scrive che: «Cham era assimilato al sole che fa vivere, da cui il suo nome di Rê che era dato anche ai primi generatori, e di Figli di Rê per i faraoni». In altra parte del libro, egli sviluppa un ragionamento secondo cui «la sillaba divina Tu che entra nel nome di Naphtuim, si compone da Ti, che ha il senso di dio, di dare e di combattere; indica dunque un dio donatore, ma anche distruttore. Ora Nephtuim, signore della navigazione, di cui si è fatto Nettuno, è chiamato anche Tifone, e allora simboleggia il fulmine, l’uragano, la sterilità l’omicidio: divenne l’assassino di suo fratello Osiris». é la spiegazione dell’origine degli dèi pagani. Giacché gli dèi del paganesimo sono stati degli uomini a cui i loro adulatori hanno offerto delle feste e dei sacrifici secondo i loro costumi, le loro azioni e gli accidenti della loro vita. Un culto sacrilego si è poi insinuato nell’anima degli uomini, rendendola simile a quella dei demoni e amante delle frivolezze, per essere presto propagato dalle ingegnose bugìe dei poeti e dalle seduzioni degli spiriti maligni.
Nephtuim solcò i mari e stabilì nuove colonie sull’insieme della terra, nelle quali eresse delle gigantesche costruzioni. Da Canaan, primo figlio di Cam, discendono numerose linee. I Cananéi sono il popolo annientato da Israele. I Greci dell’antichità li chiamano Fenici, probabilmente a causa della porpora (Phoinix). Di più, l’etimologia della parola fenicio proviene da Pa-Enak, che significa i figli di Enach, che erano anche dei grandi navigatori. Gli Enachiti sono i giganti di Canaan. Questo nome si spiega così: per annullare la maledizione di Noè, Canaan cambiò il suo nome in Enach.