Le “radici” sono la nostra identità. Dove le ancoriamo definisce “chi siamo”.
Nella vita abbiamo due scelte, possiamo decidere di: aggrapparci esclusivamente a quello a cui noi abbiamo dato valore, così come la famiglia, gli amici, i successi personali, la carriera, le passioni, escludendo Dio oppure includerLo in tutto ciò che riguarda la nostra vita, dando la priorità a quello a cui Lui ha dato valore per garantirci un’eredità eterna.
Se lasceremo le nostre radici in superficie (come nel primo caso), finiremo per trovarci con un pugno di sabbia tra le mani, perché il superfluo non potrà mai dare la giusta stabilità alla nostra esistenza, rimarremo sopraffatti dalle avversità e di certo non potremmo portare niente con noi per sempre. È come costruire una casa senza fondamenta, il suo peso provocherà dissestamenti e gli eventi esterni (atmosferici e calamità) la faranno crollare.
Il re Salomone direbbe: “Io ho visto tutte le cose che si fanno sotto il sole; ed ecco tutto è vanità e un cercare di afferrare il vento.” (Ecclesiaste 1:14)
Ma se affondiamo le nostre radici su Gesù Cristo, Colui che si è offerto per noi: ci ha 𝙨𝙘𝙚𝙡𝙩𝙞, ci ha 𝙧𝙚𝙙𝙚𝙣𝙩𝙞 e ci ha 𝙖𝙢𝙖𝙩𝙞 per l’età presente e quella futura, allora diventeremo figli di Dio e questo è il nostro valore eterno, che nessuno potrà mai toglierci.
“…per stabilire di dare a quelli che fanno cordoglio in Sion un diadema invece della cenere, l’olio della gioia invece del lutto, il manto della lode invece di uno spirito abbattuto, affinché siano chiamati querce di giustizia, la piantagione dell’Eterno perché egli sia glorificato.” (Isaia 61:3)